-
Castel Firmiano
Camping Park Baita Dolomiti Village, molto più di una vacanza!
- Home
- Alta val di Non
- Itinerari consigliati
- Castel Firmiano
Specifiche sull'itinerario
41 minuti
Nessuna
auto / bus
31,1 Km
Il castello viene menzionato per la prima volta con il nome "Formicaria" (successivamente "Formigar") nel 945 ca.[1] L'imperatore Corrado II nel 1027 affidò il castello al vescovo di Trento. Nel XII secolo venne invece affidato a dei ministeriali che da questo momento si chiamarono Firmian. I gastaldi ovvero i burgravi del castello sono menzionati dal 1144.[2] Da allora sono attestate diverse famiglie di status ministeriali che si riconducono a Firmian. Si tratta dei casati degli Estrich, dei Hahn ("Gallus"), dei Häring, dei Kastraun, dei Ripp e degli Zungel, tutti del XIII secolo.[3] La cappella, posta sul punto più alto del maniero, e dedicata a San Biagio e a San Ulrico, il vescovo di Augusta, sembra essere addirittura antecedente alla struttura di fortificazione, nella quale fu poi inglobata. La leggenda narra che il santo vescovo dell'età carolingia, sia stato di passaggio nel primo X secolo per il territorio di Bolzano.[4] Attorno al 1473 il principe del Tirolo, Sigismondo d'Austria, acquistò il maniero che viene trasformato in una fortezza e lo ribattezzò in Sigmundskron ("corona di Sigismondo"), nome attestato nel 1474 quale «slosz Sigmundskron»[5]. Dell'antico castello Formigar non sono rimaste che poche tracce e la maggior parte dei residui si trova nel punto più alto della struttura, occupata dalla cappella. A causa di difficoltà finanziarie Sigismondo dovette presto pignorare il castello che comunque da quel periodo possedette un suo Burgfrieden, ovvero un suo distretto giudiziale soggetto al Landgericht Gries-Bozen, il giudizio territoriale di Gries-Bolzano.[6] Dal XVII secolo il complesso incominciò ad andare sempre più in rovina. Alla fine del XVIII secolo il castello appartenne ai conti Wolkenstein, dal 1807 al 1870 ai conti di Sarentino, poi fino al 1994 ai conti Toggenburg. Il castello è un importante simbolo dell'autonomia altoatesina: nel 1957 si tenne proprio qui la più grande manifestazione di protesta nella storia dell'Alto Adige, guidata da Silvius Magnago.[7] Più di 30.000 altoatesini si riunirono nel complesso per protestare contro la non osservanza dell'Accordo di Parigi del 1946 e per chiedere un'effettiva autonomia provinciale per l'Alto Adige, slegata dal Veto regionale imposto dal Trentino (con il famoso motto Los von Trient, ovvero "Via da Trento"). Nel 1976 le rovine vennero in parte restaurate da una famiglia albergatrice che vi aprì un ristorante. Nel 1996 il castello divenne proprietà della Provincia autonoma di Bolzano. Nella primavera del 2003, dopo non poche polemiche, Reinhold Messner ottenne la concessione per la realizzazione del suo museo della montagna da tempo prospettato. Durante i lavori di restauro, nel marzo 2006, venne scoperta una tomba del neolitico, nella quale vennero ritrovati resti dello scheletro di una donna. Al momento si stima che l'età della tomba oscilli tra i 6.000 e i 7.000 anni.